26.02.2021
In questa prosa di Marco Giovenale si stabilisce dove comincia la campagna, dov’era, dov’è, questa campagna che poi però hop è un’enciclopedia, un cenozoico, e chissà cosa d’altro se solo ci prendessimo la briga di puntare il dito per appioppargli una funzione storica, passata o presente. A questa ripresa designativa, che proprio by design stabilisce ontologie della durata di una frase, associo da un lato il delirio percussivo delle poliritmie e dall’altro una ricerca volontariamente soprappensiero, stonata e scherzosa di una melodia laterale. Da una parte allora c’è un battere anarchico, che se si ritrova nel tempo è solo per la pasta che timbra, e non per un vago preconcetto di ritmo stabilito, e dall’altra un picchettare sui tasti di una pianola scarica, che cerca a modo suo, distanziatamente, di fischiettare un’arietta storpia. In mezzo a questi due poli, che ognuno poi ha la sua cella personale, Alessandra ci mostra il quartiere, qui dove era tutta campagna, lì tutto cenozoico, tutta enciclopedia e poi gli assessori e le galline grasse marroni, sei, sette, tre, quattro, due e così via.
Poet Douglas Kearney and composer/producer/drummer Val Jeanty link up for a a compelling LP that feels like the written word come to life. Bandcamp New & Notable Mar 30, 2021